ipocondria

Ipocondria, quando si soffre dell’ansia di essere malati

Sentirsi sempre in perfetta forma non è una condizione abituale, ma se a ogni sensazione  di fastidio sorge immediata la preoccupazione di avere una malattia, forse si è davanti a un caso di ipocondria. La medicina descrive questa fobia come l’eccessiva e costante preoccupazione di avere già o poter contrarre una malattia in forma grave.

Insomma, coloro che ne soffrono convivono con l’ansia di essere malati. Questo non significa che chiunque faccia una riflessione poco felice riguardo la propria salute sia un soggetto ipocondriaco. Ma se tali pensieri si presentano spesso e l’ansia diventa debilitante, vale la pena di interrogarsi.

Come si manifesta l’ipocondria

Ci sono fondamentalmente due direzioni in cui si manifesta l’ipocondria:

  • Preventiva

La persona si preoccupa di incorrere in malattie, senza che ci siano dati statistici rilevanti sulla sua condizione presente che giustifichino tale ansia;

  • Amplificativa

Qualsiasi minimo segnale fisico, dal mal di testa al bruciore di stomaco, è interpretato come  possibile sintomo di una patologia grave.

Chi soffre di ipocondria è malato o no?

E’ definita la malattia del malato immaginario. Ma non è del tutto corretto: chi soffre di ipocondria ha realmente un disturbo. Se la paura sfocia in un’ansia patologica e quindi in una fobia, il soggetto può essere definito malato.

La diagnosi di fobia ovviamente potete averla solo rivolgendovi a uno specialista, ma valutate alcuni sintomi prima di decidere se è il caso di chiedere un confronto.

L’ipocondriaco registra raramente sensazioni fisiologiche, come tachicardia o respiro corto. I sintomi sono quindi quasi esclusivamente di natura psichica. Ecco i più comuni

·         Preoccupazione costante di contrarre un malattia

Diventa un pensiero continuo nella vita quotidiana, ingiustificato dallo stato attuale delle condizioni sia della persona sia dell’ambiente in cui vive. L’ansia accompagna ogni contesto si discosti dalla routine più ferrea, e il dubbio di essere malati si presenta in modo ricorrente.

 

·         Paura sproporzionata di fronte a una malattia reale

Chi soffre di ipocondria non riesce a valutare correttamente la gravità della situazione. Anche di fronte alle rassicurazioni del medico per a una patologia guaribile e senza conseguenze, proverà un’angoscia maggiore di quanto la situazione giustifichi.

·         Disturbi comportamentali

Ricorrere al medico frequentemente senza reale motivi, controllare periodicamente il corpo cercando segni sospetti, pulire ossessivamente ambienti e superfici; sono rituali che, se protratti nel tempo, possono diventare patologici.

·         Isolamento

Una fobia assume dimensioni davvero preoccupanti quando limita la normale vita quotidiana. Se la paura riesce a trattenervi dal frequentare luoghi o situazioni in cui in realtà vorreste andare, considerate la possibilità di chiedere un sostegno professionale. I luoghi che incutono maggiori ansie a un ipocondriaco sono solitamente quelli affollati, dai mezzi pubblici ai centri commerciali.

·         Ansia sociale

L’ipocondria non riguarda solo se stessi; la preoccupazione può rivolgersi anche all’ambiente in cui si vive, alle persone con cui si hanno rapporti o addirittura all’intera popolazione.

 

Cybercondria: l’ipocondria ai tempi di internet

La vastità di informazioni recuperabili su internet purtroppo non aiuta a placare l’angoscia di chi soffre di ipocondria. Anzi, vagare per il web confrontando sintomi, diagnosi e prognosi non fa che aumentare il livello di ansia di chi teme quotidianamente la malattia; tenderà a sentire su di sé ogni nuovo sintomo di cui legge.

Il fenomeno è talmente diffuso che è nato un neologismo: cybercondria. Le ricerche autonome, fatte quasi sempre in momenti in si cui si è vittima dello stress, portano a interpretazioni tanto inverosimili quanto errate di segnali e disturbi auto diagnosticati. Il tutto amplificato quando le persone a rischio finiscono su social o forum.

Non è tutto: la diagnosi “fai da te” mina la fiducia che dovrebbe esserci fra medico e paziente.  Quest’ultimo pretenderà di conoscere il proprio male, rifiutando il parere del medico o confondendo lo specialista, presentandosi con una serie di segnali caotici e contrastanti.