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Disturbo da deficit dell’attenzione e dell’iperattività: che cos’è, sintomi e trattamenti

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività è un disturbo del neurosviluppo, che porta al manifestarsi di numerosissime problematiche che si osservano dal punto di vista clinico e psichiatrico. In effetti, coloro che soffrono di questo disturbo, che viene identificato attraverso la sigla ADHD, manifestano problematiche di attenzione, attività eccessiva, difficoltà nel mantenere il proprio stato comportamentale, impulsività e altri stati psichici di questo stesso tipo. Si tratta, insomma, di un disturbo particolarmente negativo per il soggetto che lo subisce, e che può verificarsi in tre manifestazioni differenti: con disattenzione predominante, con iperattività o impulsività predominante e, infine, con sintomi combinati, attraverso la forma più difficile da sostenere e da combattere dal punto di vista psichico. Al fine di comprendere tutto ciò che c’è da sapere a proposito di questo stesso disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è importante considerare tutto ciò che riguarda questo stesso, sottolineando quali siano i sintomi, il trattamento e i problemi collegati al disturbo stesso.

Sintomi dell’ADHD

Al fine di comprendere nello specifico quale sia la realtà del disturbo da deficit di attenzione e iperattività, vale la pena considerare i sintomi con cui si manifesta questo stesso disturbo. Non si parla, più che altro, di veri e propri sintomi ma di caratteristiche del soggetto studiato, che possono manifestarsi in più forme differenti. In primo luogo, la caratteristica fondamentale del disturbo è la disattenzione, che persiste per almeno 6 mesi con un grado di intensità incompatibile tra il naturale sviluppo del soggetto e l’impatto negativo su qualsiasi realtà di natura scolastica, lavorativa e personale. 

Nello specifico, il paziente non riesce a prestare attenzione a particolari o commette errori di distrazione gravi, non riesce a mantenere l’attenzione su qualsiasi attività che svolge, non riesce ad ascoltare quando gli si parla, non sa seguire le istruzioni e non sa portare a termine compiti di nessun tipo, ha difficoltà nel relazionarsi agli altri e nell’organizzarsi in qualsiasi tipo di compito, tende a perdere oggetti e istruzioni, è continuamente distratto da stimoli esterni ed è, infine, molto sbadato nella maggior parte delle attività quotidiane che svolge.

Seconda manifestazione essenziale di questo stesso tipo di disturbo è l’iperattività o l’impulsività, che persistono, anche in questo caso, per almeno 6 mesi presentando un grado di forte incompatibilità tra lo sviluppo del soggetto e le conseguenze negative delle sue azioni. Di solito, le forme più comuni di iperattività si manifestano in mani e piedi sbattuti e agitati velocemente, soggetto che non riesce a stare fermo o seduto per troppi minuti, incapacità di giocare o svolgere qualsiasi attività quotidiana tranquillamente, parole pronunciate troppo velocemente o in una quantità elevatissima, risposte date prima che una domanda sia completata, difficoltà nell’aspettare il proprio turno, invadenza e interruzione degli altri sia nel chiedere qualsiasi cosa, sia nel ricevere una risposta di ogni tipo.

Trattamento del disturbo 

A questo punto, è importante nel considerare quale possa essere una tipologia di trattamento essenziale per coloro che soffrono di disturbo da deficit dell’attenzione e dell’iperattività. Chiaramente, questo stesso disturbo porta a numerosissimi problemi che si evidenziano nelle dinamiche relazionali e in qualsiasi espressione del soggetto nel mondo, sia dal punto di vista personale, sia dal punto di vista familiare, lavorativo, scolastico e tanto altro ancora. I metodi per trattare questa tipologia di disturbo sono numerosi, e vanno da terapie comportamentali a interventi di natura farmacologica

Generalmente, si cerca di limitare l’impatto negativo di questo disturbo attraverso interventi psicologici, che abbiano la funzione di educazione psicologica, terapia comportamentale, terapia familiare, psicoterapia interpersonale o coaching; è stato dimostrato, in effetti, che l’intervento della famiglia sul paziente può avere degli effetti più che positivi, e può portare a manifestare dei grandi benefici in colui che soffre di questa tipologia di disturbo. Quando ciò non risulta essere tale, potrebbero essere adottati, dal punto di vista psichiatrico, degli interventi di natura farmacologica, che siano uniti a trattamenti psicologici in grado di offrire sollievo e beneficio nel soggetto. I farmaci che possono essere somministrati vanno dai non stimolanti come la clonidina a farmaci stimolanti come i sali di anfetamina e il metilfenidato.